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Riflessi di Città

ACCADDE IN STAZIONE


    E’ venuto a trovarmi un giovane, uno dei tanti che studia in una città del nord, per dirmi che non si può passare sotto silenzio una situazione così inaccettabile, che avviene nella stazione di Foggia. Vediamo di cosa si tratta.
    Questo giovane ha cercato il lunedì di pasquetta di tornare nella sede dei suoi studi, senza aver potuto prenotare; così, confidando nella buona sorte, ha aspettato fin dalla sera e per gran parte della notte tutti i treni diretti verso il nord, con la finalità d’imboccarne uno che lo portasse via. Dovendo aspettare non poco tra un treno e l’altro, ha cercato un riparo dal freddo che ancora non si decide a lasciarci. Si è perciò diretto verso la sala d’aspetto e lì si è accorto che non solo non avrebbe potuto pisolare, ma neanche sedere, per il gran puzzo e perché le sedie erano tutte occupate dai barboni della città. Così, dopo aver trovato pieno il primo gabbiotto della banchina tra il terzo e quarto binario, il poverino ha cercato un rifugio in quello esistente tra il quinto e sesto binario ma, all’apertura, è stato investito da una nuvola di fumo, giacché tre o quattro giovani l’avevano trasformato in una fumeria turca.
    Non si è rassegnato. Occorreva aspettare il treno delle due e la stanchezza, unita al sonno ed al freddo che nella stazione di Foggia è davvero micidiale, lo invogliavano a sedere. Ha cercato perciò riparo nel gabbiotto lontanissimo installato sulla banchina tra il settimo e l’ottavo binario, in apparenza davvero vuoto. Ha allungato il passo ma, quando ha aperto la porta, è stato investito da pesanti ronfi ed un puzzo etilico difficilmente sopportabile, eruttati dall’uomo che, avvolto nei suoi fumi, era sdraiato sul sedile senza potersi accorgere di nulla.
    Allo studente sarebbero rimaste solo le panche di marmo che erano nei pressi delle biglietterie, se solo qualche mano gentile non avesse provveduto a rimuoverle. E così ha dovuto aspettare a lungo in piedi l’arrivo di un nuovo treno, naturalmente in ritardo, quasi fino all’alba.
    Ascoltato il racconto, ho risposto al giovane che non me la sentivo di lanciare anatemi contro barboni, ubriaconi e fumatori, anche se sono spesso accomunati dalla caratteristica di arrecare agli altri molestia. Ma una richiesta sì, l’avrei rivolta ai responsabili delle Ferrovie dello Stato: visto che ormai le stazioni ferroviarie svolgono precipuamente il ruolo di accoglienza verso chi non ha un tetto, perché non dotarle anche di vere sale d’aspetto per coloro che pagano regolarmente il biglietto?


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